[Forum SIS] replica ad Alleva e Zuliani

Giorgio Alleva giorgio.alleva a uniroma1.it
Sab 24 Ott 2020 10:33:19 CEST


Gentili soci,

innanzitutto grazie ad Annalisa Cerquetti che ha diffuso la nostra lettera
al *Corriere della sera* su questo forum. La lettera era diretta a mondi
diversi dal nostro ma la discussione è comunque utile.

Ci sorprende e rincresce la lettura evidentemente erronea della nostra
proposta da parte del collega Gasperini. Tuttavia, prima di dare risposta
alle questioni che pone nel suo intervento, occorre farsi due domande: È
importante avere una stima affidabile del tasso di contagio nella
popolazione generale? È importante seguirne l’evoluzione nel tempo? Noi
riteniamo di sì e da questa posizione deriva la nostra proposta. Sembra
incredibile ma, a otto mesi dall’inizio dell’epidemia non si dispone di una
stima del tasso di contagio nella popolazione, come è avvenuto, ad esempio,
in Germania e nel Regno Unito. Non siamo gli unici ad averlo sottolineato.

Veniamo alle tre questioni, esplicite e implicite, poste dal collega.

Risposta alla prima questione: non abbiamo proposto di sostituire con un
rilievo campionario l’attività di accertamento dei casi di infezione svolta
dalle autorità sanitarie nei confronti di quanti manifestino sintomi o
abbiano avuti contatti con casi accertati di Covid-19. Abbiamo proposto di
progettare e realizzare un protocollo di osservazione basato sullo
sfruttamento congiunto dei dati sanitari con quelli di un campione
statistico. Le proporzioni? Ai circa 150.000 tamponi giornalieri attuali
(ieri più di 180.000) si tratterebbe di affiancare un campione casuale di
5.000 tamponi ogni due settimane. Se si volessero dettagli territoriali
maggiori, il campione potrebbe essere ampliato opportunamente a livello
regionale.

Risposta alla seconda questione: l’obbligo di risposta si articola su due
livelli. All’accertamento tramite tampone (o altro dispositivo più
semplice) si affianca la somministrazione di un questionario nel quale si
dovrebbero formulare domande simili a quelle sperimentate in Israele nella
prima fase acuta dell’epidemia. L’obbligo di risposta dovrebbe riguardare
in primo luogo queste. Sarebbe facilitata e resa più efficiente la
post-stratificazione resa necessaria dal mancato consenso a sottoporsi al
test. La motivazione eventualmente raccolta potrebbe aiutare
successivamente nella campagna di comunicazione dell’iniziativa. Su questo
aspetto l’Istat potrebbe confrontarsi con il garante della *privacy* come
fa già per altre rilevazioni riguardanti dati sensibili. Un secondo livello
ha profili di delicatezza maggiori. Proprio perché c’è da attendersi
resistenza a sottoporsi ai test diagnostici (anche se minore rispetto al
passato anche recente) un’infezione su scala globale, ignota nella sua
virulenza e resistenza, come è quella attuale rappresenta una situazione a
partire dalla quale riteniamo necessario avviare una riflessione nel paese,
a partire dalle autorità sanitarie. Al momento, il consenso informato a
tutela della scelta della persona soggetta all’ intervento diagnostico è
previsto dalla normativa attuale e non può che essere rispettato.

Risposta alla terza questione: l’indagine del Ministero della salute e
dell’Istat condotta fra giugno e agosto scorsi si è basata su 64.660
rilevazioni anziché le 150.000 programmate, raggiungendo assai meno della
metà delle persone selezionate nel campione. Un rifiuto alla partecipazione
così esteso, prevedibilmente collegato a un processo di autoselezione
riconducibile alla variabile d’interesse dell’indagine, può minarne la
rappresentatività. L’Istat ha maneggiato tecnicamente la situazione con la
professionalità e la competenza usuali, che conosciamo e abbiamo avuto modo
di apprezzare, assicurando risultati attendibili. Le persone con IgG
positivo, che avevano cioè sviluppato gli anticorpi per il SARS-CoV-2 prima
di giugno-luglio scorsi, sono state stimate in 1.482.000, il 2,5% della
popolazione residente in famiglia. Un’informazione importante, insieme alle
altre più dettagliate fornite, che non dà conto, però, del tasso di
contagio “istantaneo” (riferito a un arco di due-tre giorni) da monitorare
nel tempo. I problemi dell’indagine sono stati di natura organizzativa e
non statistica. Una rilevazione su 150.000 persone è un impegno di rilievo
assoluto, considerando inoltre che non venivano somministrati soltanto
questionari ma effettuati test sierologici. La comunicazione è sembrata non
efficace. Le persone non hanno avvertito che con la loro adesione avrebbero
dato un contributo importante al contrasto dell’epidemia. Forse sarebbe
risultata più efficace un’organizzazione che avesse coinvolto i medici di
famiglia, più vicini alle persone rispetto alla Croce rossa italiana, per
tanti altri aspetti meritoria. Un conto è essere contattati dal proprio
medico, altro esserlo telefonicamente da un incaricato della CRI. Si
sarebbe dovuto prevedere le possibili resistenze, anche legittime. Un
esempio per tutti: se positivi al test sierologico, si doveva fare anche il
tampone e nell’attesa dell’esito astenersi dal lavoro. Sarebbe stato
opportuno prevedere che questi giorni di mancata attività fossero
considerati assenza per malattia nel caso di lavoro dipendente.
Complessivamente, il coordinamento istituzionale è parso svogliato.
L’indagine è sembrata più “sopportata” che voluta, sottovalutandone forse
l’importanza.



Non entriamo nel dettaglio tecnico della proposta. Alleghiamo per quanti
siano interessati il link a uno dei contributi del nostro gruppo.

https://arxiv.org/abs/2004.06068



Giorgio Alleva e Alberto Zuliani

-- 
________________________________________________________
Le informazioni 
contenute in questo messaggio di posta elettronica sono strettamente 
riservate e indirizzate esclusivamente al destinatario. Si prega di non 
leggere, fare copia, inoltrare a terzi o conservare tale messaggio se non 
si è il legittimo destinatario dello stesso. Qualora tale messaggio sia 
stato ricevuto per errore, si prega di restituirlo al mittente e di 
cancellarlo permanentemente dal proprio computer.
The information contained 
in this e mail message is strictly confidential and intended for the use of 
the addressee only.  If you are not the intended recipient, please do not 
read, copy, forward or store it on your computer. If you have received the 
message in error, please forward it back to the sender and delete it 
permanently from your computer system.

-- 

-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://www.stat.unipg.it/pipermail/sis/attachments/20201024/5ed09d02/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Sis