[Forum SIS] L'erronea lettura dei casi positivi come misura della diffusione dell'epidemia

Andrea Vannucci av a vannucci.com
Gio 2 Apr 2020 07:48:54 CEST


Paolo, 
   forse (così spero!) in effetti siamo d'accordo, ed è solo risultato poco chiaro il mio pensiero. 

Ciò che indicavo come sbagliato è lo sviluppare analisi dei dati sui casi positivi "(...) senza porsi il problema di come trattare la loro intrinseca debolezza"; non certo l'analizzarli in generale, ci mancherebbe!

Come molti degli eccellenti studi anche qui presentati hanno mostrato, le serie storiche sui casi positivi diffuse quotidianamente dal DPC costituiscono una fonte preziosa, che può e deve essere utilizzata con tutti i necessari accorgimenti per il corretto trattamento del dato (sia a priori che eventualmente in corso di analisi: dalla compartimentalizzazione delle serie alla standardizzazione delle misure, alla selezione per omogeneità di rilevazione, all'impiego di indici e modelli che, secondo i casi, depurino o incorporino nelle ipotesi la natura spazio-temporale del dato di origine).

In attesa di poter presto disporre di fonti sulla diffusione del contagio via via più solide ed estese (eventualmente anche sul piano di un approccio campionario generale, come auspicato anche pochi giorni fa dal presidente dell'Istat G.Alleva), usiamo senz'altro i dati disponibili, ma siamo severi nel pretendere il rigore analitico che è necessario.

Grazie,
Andrea



Il 2 Aprile 2020 06:58:57 CEST, Paolo Giudici <paolo.giudici at unipv.it> ha scritto:
>Caro Andrea, non condivido.
>Da tempo noi statistici siamo abituati a condividere e a trattare gli
>errori di misura e a sviluppare misure di incertezza.
>
>Cosa suggerisci nel concreto ?
>
>Il giorno gio 2 apr 2020 alle 06:56 Andrea Vannucci <av at vannucci.com>
>ha
>scritto:
>
>> L'andamento del numero di casi positivi è forse il tema più
>pubblicamente
>> trattato dall'inizio della crisi per CoViD19.
>>
>> Di questo dato vengono continuamente diffuse sui media le più
>disparate
>> analisi, svolte per evincerne un trend e -soprattutto- indovinarne
>> l'evoluzione futura più probabile.
>>
>> Sappiamo però che proprio questo dato è anche particolarmente debole
>per
>> definizione e rappresentatività statistica, soprattutto perché:
>> - non equivale al numero totale dei contagiati, e non ne è neanche
>una
>> misura indiretta particolarmente robusta o centrata;
>> - dipende dal numero e tipo di test effettuati (che non è stato
>affatto
>> uniforme nelle diverse fasi e luoghi dell'epidemia), dalle
>caratteristiche
>> delle persone a cui i test sono rivolti (con o senza sintomi, a
>maggiore o
>> minore rischio, per i più diversi fini diagnostici), dalla loro
>eventuale
>> ripetizione sugli stessi individui;
>> - viene di norma fornito ed analizzato aggregato, per diverse zone e
>> contesti epidemici, rispetto ad una stessa data di calendario, senza
>> distinguere a quale stadio di avanzamento dell'epidemia questa data
>> corrisponda in ogni contesto specifico.
>>
>> È in particolare per questi motivi che la gran parte delle analisi
>> evolutive di questo dato, e le previsoni che se ne traggono,
>risultano
>> largamente infondate ed erronee. Molto di più che non per la scelta
>dei
>> modelli da applicarvi o degli indici con cui leggerli.
>>
>> Mi pare fondamentale per tutti noi ribadire, in tutte le occasioni
>> possibili e sedi opportune, che il numero di casi risultati positivi
>a
>> CoViD19 non è una misura dell'estensione del contagio nel tempo e per
>> geografia, e che analizzare questi dati per formulare previsioni,
>senza
>> porsi il problema di come trattare la loro intrinseca debolezza, è
>> sbagliato e pericoloso.
>>
>> Saluti,
>> Andrea Vannucci _______________________________________________
>> Sis mailing list
>> Sis at stat.unipg.it
>> http://www.stat.unipg.it/mailman/listinfo/sis
>>
>-- 
>
>Paolo Giudici
>Professor of Statistics
>FinTech laboratory,
>University of Pavia
>
>https://www.linkedin.com/in/paolo-giudici-60028a/
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