[Forum SIS] I: articolo da pubblicare sul sito. Grazie da Pierluigi Capra

Daniela Cocchi daniela.cocchi a unibo.it
Dom 2 Ott 2011 19:31:19 CEST


Ecco qua

Da: Pierluigi Capra [mailto:peter.cap at tiscali.it]
Inviato: domenica 2 ottobre 2011 19:08
A: Daniela Cocchi
Oggetto: R: articolo da pubblicare sul sito. Grazie da Pierluigi Capra

Mi spiace. Grazie lo stesso comunque.
Cordialità
Pierluigi Capra

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Da: Daniela Cocchi [mailto:daniela.cocchi at unibo.it]
Inviato: domenica 2 ottobre 2011 13.05
A: peter.cap at tiscali.it
Cc: Società Italiana di Statistica
Oggetto: R: articolo da pubblicare sul sito. Grazie da Pierluigi Capra
Gentile Pierluigi
Il suo articolo è molto interessante. Il  suo contenuto non rientra però nei temi di cui ci occupiamo,  che consistono nella diffusione della cultura statistica. Non possiamo quindi pubblicarlo.
Con molti auguri
Daniela Cocchi

From: Pierluigi Capra<mailto:peter.cap at tiscali.it>
To: sis at caspur.it<mailto:sis at caspur.it>
Sent: Thursday, September 15, 2011 10:58 AM
Subject: articolo da pubblicare sul sito. Grazie da Pierluigi Capra


Spett staff di SISmagazine.

Se possibile vi chiedo di pubblicare il seguente articolo sul vostro sito.

Vi ringrazio per l'attenzione.

Cordialità

Pierluigi Capra (Free lance)

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Venezia premia anche l'Italia. "Terraferma" di Emanuele Crialese

[cid:435590717 at 02102011-12E9]

Emaniele Crialese sul tappeto rosso della 68a Mostra del Cinema. Venezia Lido 2011 - (Foto di Gabriele Trevisan)

Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2011

14/09/11 - Venezia ha tributato all'Italia un unico premio (oltre a quello minore per la miglior opera prima assegnato a Guido Lombardi): il Premio Speciale della Giuria al film Terraferma di Emanuele Crialese che, con dignità e un po' di emozione, ha lasciato la Mostra del Cinema con la consacrazione della sua ultima fatica incentrata, anche questa volta, sui temi dell'integrazione degli immigrati e della solidarietà umana verso chi soffre. In genere i film italiani non piacciono molto alle giurie dei Festival cinematografici, ma questo di Crialese meritava il riconoscimento ufficiale che ha avuto.
Il regista, intervistato il giorno dopo la cerimonia, è apparso contento da un lato, ma turbato dalle critiche post-premiazione. Ha dichiarato: "Gli italiani sono troppo masochisti e "complottisti". Certe insinuazioni sul mio premio, in un palmares come quello di ieri che ha dichiaratamente privilegiato film con tematiche sociali e l'arte dell'immagine, mi fanno venire voglia di emigrare. Possibile che in questo Paese si cerchi sempre il complotto? Come si trova così l'entusiasmo per andare avanti?"
Una parte della stampa infatti sostiene che il premio è stato assegnato a Terraferma non tanto per la validità del film in sé, ma perché un premio ad una pellicola italiana andava pur dato e la giuria aveva voluto fare un favore all'Italia e al direttore della kermesse Marco Muller, al fine di garantire la sua riconferma come direttore.
"Ma come si fa a pensare, continua Crialese, che un regista come Aronofsky si faccia corrompere! Trovo poi davvero assurdo che durante la proiezione del film di Cristina Comencini qualcuno fischi o rida sulle scene drammatiche. Si può aspettare la fine. Certe persone dovrebbero andare a vedere le partite di calcio, non i film."
In effetti Terraferma ci inorgoglisce come italiani e ci fa ben sperare in un'Italia migliore che continua a fare arte e cinema d'autore.
Se molti lavori sono di bassa qualità e decisamente inadeguati, ce ne sono invece altri che fanno la differenza e ci fanno ben sperare per il futuro.
Terraferma è uno di questi.
Oltretutto Crialese è una piacevole conferma, infatti con il film Nuovomondo, aveva già vinto a Venezia il Leone d'Argento nel 2006, ottenuto la candidatura italiana per il miglior film straniero dell'Academy Award (Premio Oscar) e tre David di Donatello.
Possibile mai che siamo un paese tanto autolesionista? Credo che Emanuele Crialese non abbia bisogno di dimostrare nulla a nessuno: il suo è talento vero.
Quando il cinema italiano non vince c'è polemica perché non vince, quando vince si parla di complotto. Apprezzato dalla stampa estera (soprattutto dal "New York Times" dall'"Observer" e da "Le Monde") l'Italia del cinema è stata salvata dagli immigrati? Quello dei migranti è un tema che sta particolarmente a cuore a Crialese. "La natura dell'uomo, sostiene il regista, è quella di muoversi, di cercare, andare avanti. È fonte di ispirazione per una narrazione, anche perché io per primo sono un migrante: probabilmente la carriera che ho intrapreso nel cinema è stata possibile grazie al fatto che sono partito, che sono andato negli Stati Uniti. So quanto è importante conoscere l'altro, vivere in una cultura diversa e far conoscere la propria. Mi tormenta quindi vedere che una parte dell'umanità, quella povera, non possa essere libera di muoversi nel mondo, come invece lo è la parte più ricca. Credo che non sia ancora possibile storicizzare il fenomeno immigrazione di oggi, stiamo assistendo a una specie di sterminio sommerso, non posso associare questa immigrazione a quella degli inizi del secolo, che ha coinvolto noi italiani. L'immigrazione di oggi andrebbe affrontata in un modo più umano, bisogna dare volto e nome a questa gente che attraversa il mare e rischia la vita. Non possiamo essere così insensibili da non vedere. C'è un'urgenza. È necessario per noi riflettere su questo, in Europa siamo il paese meno aperto alla ricezione e all'integrazione. Ecco perché ho deciso di dedicare la mia quarta opera a un tema politico, ma non volevo farlo col pugno teso, perché credo che il modo migliore per raggiungere le persone sia parlare di umanità. Forse ci si aspettava da me un film diverso, di denuncia aperta... ma io non riesco a pormi di fronte al mio lavoro come un denunciante. Sollevo delle questioni: il mio ruolo è quello di evocare, domandare, comunicare con un pubblico eterogeneo. Cerco di trovare un linguaggio che parli all'uomo, e alla denuncia preferisco l'allegoria, la metafora, un linguaggio che trovo più giusto per me, è il mio modo di esprimersi. Film documentaristici, ad esempio, non riesco a farne, preferisco parlare di archetipi piuttosto che di attualità. Il mio modo di vedere la vita e la realtà attraverso un'immagine dell'uomo più essenziale, esistenziale".
Nel film Terraferma si parla di un'isola che potrebbe essere Linosa o Lampedusa, un'isola lontana, in mezzo ad un mare fantastico. Un mare bello, capace di attirare migliaia di turisti, ma maledetto per chi prova ad attraversarlo. E chi ce l'ha fatta e vede l'isola in lontananza grida: "Terraferma". Però ci sono problemi anche per gli isolani, la pesca non rende più e il turismo viene minacciato dalla presenza degli immigrati clandestini. E' un film di contrasti; racconta una realtà diversa da quella dei telegiornali troppo ampliata, spesso alterata. Turisti che si divertono e disperati che annegano a poca distanza tra loro. E lo scontro tra generazioni si fa più acuto: i vecchi pescatori attenti a mantenere le tradizioni di accoglienza e i giovani, affascinati dalle sirene del turismo. I protagonisti del film sono Mimmo Cuticchio un vecchio pescatore, suo figlio Nino interpretato da Beppe Fiorello che fa l'animatore turistico e Giulietta (Donatella Finocchiaro) che aiuta gli stranieri che hanno bisogno.
Poi c'è l'eccellente Filippo Pucillo, il ragazzo "mascotte" lampedusano verace, attorno al quale la vicenda ruota e che Aronofsky definisce "una rivelazione".

Pierluigi Capra



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