[Forum SIS] Nota sui "Requisiti minimi per l'accesso alle valutazioni comparative"

Sergio Brasini sergio.brasini a unibo.it
Gio 23 Lug 2009 15:50:23 CEST


Alleghiamo alla presente mail un messaggio rivolto al Presidente della Società Italiana di Statistica e a tutti i Soci della stessa Società che presenta una nota alla relazione sui “Requisiti minimi per l’accesso alle valutazioni comparative”, pubblicata recentemente su SIS Informazioni.

Cordiali saluti

Sergio Brasini
Giorgio Tassinari



Al Presidente
della Società Italiana di Statistica
Prof. Maurizio Vichi
e a tutti i Soci della Società Italiana di Statistica

OGGETTO: Nota sul tema dei “Requisiti minimi per l’accesso alle valutazioni comparative dei settori scientifico disciplinari da SECS-S/01 a SECS-S/05” pubblicata sul N. 6/7, Anno XXI, di SIS Informazioni

Dopo la lettura dell’appassionato e lucido commento del Prof. Benito V. Frosini, diffuso in data 15 luglio 2009 attraverso il Forum SIS, e della lettera di replica del Presidente della Società Italiana di Statistica Prof. Maurizio Vichi, sottoscritta dai componenti del Consiglio Direttivo SIS e diffusa in data 22 luglio 2009 tramite il medesimo Forum, ci sentiamo sollecitati ad intervenire sul medesimo tema per portare a compimento un percorso di riflessione comune che in questi ultimi giorni abbiamo elaborato. Quanto espresso dal collega Frosini ci trova totalmente d’accordo. In aggiunta alle sue incisive argomentazioni vorremmo sottolineare alcuni aspetti più intimamente connessi al nostro appartenere, come studiosi e ricercatori, al più ampio corpus delle Scienze sociali. Il documento diffuso su SIS Informazioni in tema di requisiti minimi per l’accesso alle valutazioni comparative assegna un ruolo centrale e assolutamente predominante alle pubblicazioni su riviste ISI. Di conseguenza il concetto di impact factor assume un rilievo assoluto. Il largo diffondersi di sistemi di valutazione della qualità della ricerca fondati su indicatori indiretti quali appunto l’impact factor non li esime affatto – a nostro parere – dalla possibile contestazione di una sostanziale “arbitrarietà del giudizio”. Ci sentiamo a questo proposito di fare nostre le affermazioni espresse da Giacomo Becattini, Enrico Bellino, Pierangelo Garegnani, Giorgio Lunghini, Sergio Parrinello, Luigi Pasinetti, Pierluigi Porta, Piero Tani, Gianni Vaggi, Alessandro Vercelli nella loro “Lettera aperta sulla valutazione della ricerca nelle discipline economiche” che qui riprendiamo per la parte che più ci sta a cuore: 

“(…) una valutazione che poggia in maniera automatica su questo criterio penalizza in modo più o meno marcato tutti i contributi di ricerca che non si collocano nel flusso degli argomenti studiati e delle metodologie seguite dalla maggior parte degli studiosi al momento. I contributi che si occupano di argomenti meno frequentati, per non dire di quelli che criticano nelle sue premesse l’approccio di base seguito dalla maggioranza della ‘comunità scientifica internazionale’, o che seguono strade di ricerca alternative a tale approccio, non trovano praticamente spazio nelle riviste che più ‘pesano’ oggigiorno nelle valutazioni. La procedura di nomina dei referees non viene spesso neppure avviata; gli stessi direttori delle riviste suggeriscono a coloro che sottopongono i propri articoli di inviarli a riviste ‘più specializzate’. Una scelta legittima per una rivista; ma non vi è ragione per cui il merito di un ricercatore debba riflettere l’accordo con la linea editoriale delle riviste più ‘quotate’. Viene così attribuito ai direttori e ai referees di alcune riviste un potere di valutazione generale della ricerca che eccede la loro funzione naturale. Non per nulla quando l’impact factor venne elaborato - per le necessità, ricordiamolo, dei bibliotecari - i loro inventori misero in guardia contro un suo utilizzo per la valutazione della ricerca. Al potere che viene così gratuitamente attribuito a direttori e referees di riviste di decidere della carriera dei ricercatori si accompagnano poi conseguenze potenzialmente assai gravi per lo sviluppo della disciplina. Esse riguardano: a) la libertà della ricerca, poiché è ovvia la spinta che verrebbe così data ai giovani a dedicarsi ad argomenti che consentono la pubblicazione sulle riviste in questione, piuttosto che ai temi per cui si avrebbe uno spontaneo interesse; b) un conseguente incoraggiamento a conformarsi alle premesse condivise dalla maggioranza anche nella eventuale intenzione critica, e lo scoraggiamento al lavoro indipendente e realmente innovativo: l’opposto cioè degli effetti che una buona valutazione della ricerca dovrebbe avere; c) l’etica stessa della ricerca, per la spinta al conformismo intellettuale che ne discende, con il conseguente allontanamento dalla disciplina di chi è autenticamente interessato alla ricerca. Tra l’altro, essendo le riviste ‘quotate’ per lo più anglosassoni, vi è il pericolo di soffocare contributi originali suggeriti da tradizioni culturali diverse (Walras o Pareto, ad esempio, non trovarono certo porte spalancate in riviste ed editori di quei paesi, sempre aperti a stranieri sì, ma di tendenze culturali affini). Non può poi essere dimenticato che l’accesso alle riviste più ‘quotate’ dipende, oltre che da una indubbia competenza nell’ambito degli indirizzi propri di tali riviste, anche dall’essere inseriti in una rete di conoscenze che dipendono più dalle capacità del ricercatore di coltivare rapporti, che dalle sue reali capacità di ricerca.”

e ancora ibidem:

“(…) nel caso della valutazione di singoli ricercatori l’alternativa - sempre preferibile - è costituita dalla valutazione diretta dei contributi di ricerca attraverso la loro lettura effettiva da parte di chi deve valutare, accompagnata da un giudizio specifico su di essi. I problemi di ordine pratico della rapidità e della non congruenza dei lavori da valutare con le competenze dei valutatori sono risolvibili: i primi considerando il fatto che l’innegabile aumento degli studiosi da valutare implica un automatico allargamento dei potenziali valutatori e che il compito della selezione potrebbe essere in parte lasciato ai candidati, chiedendo loro di presentare un numero limitato di lavori; i secondi facendo ricorso a un ‘esperto’ individuato dal valutatore stesso, il cui giudizio dovrebbe essere reso pubblico assieme a quello del valutatore. Naturalmente questi potrà tener conto nella specifica sua valutazione anche del luogo di pubblicazione dei lavori di ricerca che è chiamato a giudicare, ma ciò è parte integrante di tale valutazione e non vi è ragione di richiederla o vincolarla con criteri imposti dall’esterno. L’assunzione di responsabilità da parte di chi è chiamato a valutare, e la trasparenza del procedimento attraverso giudizi resi rapidamente pubblici (per esempio raverso Internet), e da cui i valutatori possono essere essi stessi giudicati, rende in qualche modo difficile o penalizzante l’adozione di criteri arbitrari: ne dipende la reputazione dei valutatori.”

Il Prof. Vichi, nella sua risposta al Prof. Frosini, sottolinea come sia certamente utile riprendere la discussione sull’identificazione di criteri studiati a fondo e che possano essere il più ampiamente condivisi nella SIS. Proprio per questo motivo, e per la molteplicità di aspetti segnalati nella nostra nota, chiediamo al Presidente della Società Italiana di Statistica, al Consiglio Direttivo della medesima e a tutti i Soci di approfondire ulteriormente la discussione su questo tema tanto importante per la vita della Società. Segnaliamo infine ai Consiglieri Cubadda e Torelli, in procinto di proporre una nuova versione del ranking delle riviste basata su un’indagine diretta presso i soci SIS, che è attiva presso il Dipartimento di Scienze Statistiche “P. Fortunati” dell’Università di Bologna una Commissione di Lavoro che si sta occupando proprio di questo tema. Auspichiamo quindi che il prezioso lavoro dei due colleghi possa raccordarsi con quanto autonomamente stanno sviluppando le singole realtà universitarie, al fine di mettere a punto una classificazione delle riviste da includere nelle liste A e B basata sul più ampio consenso.

Sergio Brasini
Giorgio Tassinari
Dipartimento di Scienze Statistiche
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Bologna, 23 luglio 2009.



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